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lunedì 14 dicembre 2015

L'abbraccio del Canada di Trudeau ai rifugiati siriani Il premier li accoglie all'aeroporto, 'qui siete al sicuro'

ANSA
Ognuno con una bandiera canadese in mano, quella foglia d'acero rossa che torna ad essere simbolo di speranza e nuovo inizio. All'aeroporto di Toronto, in Canada, si festeggia così, tra lacrime di commozione e selfie, l'arrivo dei rifugiati siriani accolti nel Paese.

"Qui siete a casa e al sicuro", ha detto il neo premier canadese, Justin Trudeau, incontrandoli di persona per dare voce a quell' "abbraccio" che il Canada ha promesso in nome dell'accoglienza. "Oggi scendono da quell'aereo da rifugiati, ma escono da questo terminal da residenti in Canada", ha sottolineato, distribuendo cappotti e vestiti pesanti, necessari per il rigido inverno canadese. "Questo è un momento meraviglioso - ha aggiunto - in cui non solo dimostriamo a un aereo pieno di nuovi canadesi cosa sia questo Paese, ma mostriamo al mondo come aprire i nostri cuori e accogliere persone che fuggono da difficoltà estreme".

Dal 10 dicembre scorso sono 700 i siriani giunti in Canada, che si aggiungono ai circa 2000 arrivati già nei mesi scorsi e sono parte dei 25mila che il Canada si è impegnato a ricevere entro la fine di febbraio. Trudeau ha dalla sua parte una vasta fetta dell'opinione pubblica canadese che approva il piano del premier per l'accoglienza di migliaia di siriani. Nemmeno l'opposizione guidata dai conservatori appena sconfitti alle urne gli ha messo i bastoni tra le ruote in realtà, limitando le discussioni a meri dettagli, soprattutto sui tempi ma poco più.
Un'immagine in netto contrasto con le polemiche che il tema solleva a sud della frontiera, negli Stati Uniti.

Durante il loro primo anno in Canada i rifugiati riceveranno assistenza finanziaria per far fronte alle necessita' di alloggio, cibo, vestiti. E sarà loro garantita anche la copertura medica. Questo grazie a 'sponsor', su base individuale o collettiva, che offrono la loro casa e aiuto, ai più piccoli per esempio, facilitando il loro inserimento nel sistema educativo. A questo scopo gli sponsor hanno raccolto oltre 28mila dollari canadesi per famiglia, oltre 18mila euro. Un aiuto significativo per ognuno dei rifugiati che metterà piede nel Paese sebbene non risolutivo considerata l'entità dell'emergenza. Il Canada pero' si distingue. E lo fa attingendo alle sue proprie caratteristiche, quelle volute da un altro Trudeau, il padre di Justin, Pierre, che da primo ministro disegnò il modello canadese dell'accoglienza e della convivenza sociale, basato sul multiculturalismo in contrasto con il 'melting pot' degli Stati Uniti. 

Un'eredita' che Justin Trudeau sembra adesso rivendicare: "E' una cosa che possiamo fare in questo Paese perché non definiamo un canadese sulla base di un colore di pelle, di una lingua , di una religione o di una provenienza. Ma per i valori condivisi, le aspirazioni, le speranze, e i sogni che non solo i canadesi condividono ma la gente nel mondo".

di Anna Lisa Rapana

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