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domenica 17 ottobre 2021

Calais: i migranti sono soggetti a “trattamenti inumani” ed è vietata l'assistenza umanitaria, per i volontari proibito dare cibo e acqua

Metropolitan Magazine
Gli accampamenti dei migranti presenti nella città francese di Calais, a circa 30 km dal confine con il Regno Unito sono soggetti a trattamenti definiti inumani da parte dei poliziotti e dalle leggi locali. Di seguito, il rapporto di Human Rights Watch.


Accampamenti vicino alla città francese di Calais, i migranti sono perseguiti dalla polizia

“La giungla”, soprannome dato alla zona vicino alla città di Calais, sita nel nord della Francia, è un luogo precario, che tuttavia ha rappresentato fino al 2016, anno in cui è stata demolita una sorta di stabilità per oltre 10.000 persone.

Cinque anni dopo, le politiche migratorie europee non si sono fatte più umane o ragionevoli, anzi. I migranti sono ancora a Calais, maltrattati e calpestati.

HRW ha condotto oltre 60 interviste a migranti adulti e minori non accompagnati che si trovano a Calais e nella comune di Grande-Synthe, da ottobre a dicembre 2020 e da giugno a luglio 2021.

Il report di Human Rights Watch (HRW) afferma che gli ufficiali della polizia francese sottopongono regolarmente queste persone a trattamenti inumani e degradanti. Evidenzia anche le ripetute operazioni di sfratto, le molestie praticamente giornaliere, il mancato accesso all’assistenza umanitaria subiti.

Ecco i “trattamenti inumani” a cui sono sottoposti i migranti

Innanzitutto, sono attive operazioni di sgombero, tende, sacchi a pelo e coperte vengono distrutti. Si tratta di pratiche comuni, che spesso vengono fatte passare come “operazione di salvataggio”, portandoli in rifugi più stabili.

Tuttavia, il riparo viene garantito solo per pochi giorni. Queste tattiche costringono adulti e minori, che non sono tutelati a stare sempre in guardia, portandoli ad un stato di esaurimento mentale oltre che fisico. E’ anche vietata l’assistenza umanitaria, ordinanze locali proibiscono la distribuzione di cibo e acqua da parte di gruppi umanitari nel centro di Calais.

Charlotte Kwantes, la coordinatrice nazionale del gruppo Utopia 56, ha affermato che: “Queste persone non viaggiano fino al nord della Francia perché muoiono dalla voglia di soggiornare in una tenda in mezzo al bosco, esposti al freddo e alle molestie. Non vengono qui nemmeno per farsi dare un po’ di acqua e cibo dai volontari, come un’elemosina. Arrivano qui perché c’è il confine”.

Il confine con il Regno Unito dista solo 30 chilometri e con la sua uscita dall’Unione Europea, il Paese non può più riconsegnare i migranti richiedenti asilo provenienti dalla Francia senza prima considerare la loro richiesta di asilo. Inoltre, non è più tenuto ad accettare il ricongiungimento familiare da parte di minori non accompagnati.

Veronica Tassiello

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