Pagine

martedì 5 settembre 2017

Siria, quelle decine di migliaia di "desaparecidos" da non dimenticare

Il Fatto Quotidiano
“Ogni giorno che passa è un giorno tremendo. Vivo di speranza, è quella che mi spinge a non smettere mai di cercarli. Spero sempre che tornino. Immagino quel giorno, quando mi avviseranno del loro rilascio”.


A parlare è Fadwa Mahmoud. Suo marito e suo figlio sono scomparsi il 20 settembre 2012 a Damasco, dopo essere stati fermati a un posto di blocco dei servizi segreti dell’aeronautica.

La sparizione di un familiare è un evento traumatico che fa vivere nell’angoscia di non avere notizie, di non sapere neanche se lo scomparso sia detenuto da qualche parte o sia stato assassinato. Quando, come spesso accade, è il capo-famiglia e unico percettore di reddito a sparire, si sprofonda anche nella miseria.

Come avevamo scritto quasi due anni fa su questo blog, le sparizioni hanno dato vita a un redditizio “mercato nero delle informazioni”, che costringe famiglie disperate a vendere proprietà e oggetti personali e a indebitarsi.

Il fenomeno delle sparizioni forzate è presente in Siria sin dagli anni Ottanta e Novanta. Far sparire nel nulla migliaia di persone era il modo più efficace per reprimere oppositori e dissidenti, tanto in Siria quanto in Libano: l’eredità lasciata dal governo di Damasco ai libanesi si stima in 17.000 scomparsi.

Ma con l’inizio della crisi, dalla metà del 2011, il numero degli scomparsi è aumentato enormemente. Secondo la Rete siriana per i diritti umani, da quell’anno i desaparecidos nel paese sono 75.000.
Se la maggior parte delle sparizioni forzate chiama in causa il governo siriano, almeno 2050 di queste sono invece da imputare ai gruppi armati. Razan Zaitouneh, Wael Hamad, Samira Khalil e Nazem Haddadi, quattro attivisti per i diritti umani del Centro di documentazione sulle violazioni in Siria, sono scomparsi dal 9 dicembre 2013, rapiti dai terroristi nel loro ufficio nella Ghouta orientale.

Di queste persone e delle loro famiglie non si parla mai durante i negoziati, né a Ginevra né ad Astana. La questione non pare interessare agli sponsor delle parti in conflitto. Né, ovviamente, a queste ultime.

Riccardo Noury

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.