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mercoledì 23 gennaio 2013

Iran: rapinatori impiccati in parco “Casa della cultura”; protestano artisti, commozione su web


Ansa, 22 gennaio 2013

L’impiccagione di due rapinatori eseguita ieri a Teheran ha innescato una sommessa protesta di artisti e commozione tra utenti di social network censurati in Iran. Come riferiscono siti di opposizione, l’esecuzione degli autori di una rapina che aveva destato scalpore nel paese dato che era stata condotta usando un machete è stata seguita dal raduno silenzioso di un numero imprecisato di artisti. La protesta si è indirizzata contro la pena di morte giudicata inutile per la prevenzione dei crimini. L’assembramento ha voluto però protestare contro la scelta del luogo dell’impiccagione: il parco della “Casa della cultura” un luogo idilliaco a Teheran dove è possibile andare a teatro, visitare mostre, sedersi al caffè a mangiare anche all’aperto in genere in un clima di grande serenità.
Sui social network si notavano stamattina molti commenti commossi sull’esecuzione di ieri: ad alimentare la commozione sono state le foto che mostrano i volti dei condannati, entrambi ventenni, prima dell’impiccagione ad alte braccia meccaniche eseguita quando era ancora notte. A colpire è stata soprattutto una in cui un condannato dal cranio rasato si dispera addirittura appoggiando la testa sulla spalla di uno dei boia con passamontagna. In quella ed in almeno un’altra immagine in circolazione su internet si vede l’alto uomo addetto alle esecuzioni appoggiare una mano sulla spalla del condannato.
Il segno di umanità ha accresciuto l’impatto emotivo del caso di impiccagione che peraltro è solo uno delle centinaia eseguite ogni anno in Iran, paese fra quelli che più spesso fanno ricorso alla pena di morte. Ad alimentare l’interesse erano state le immagini video della rapina diffuse sulla tv pubblica dopo la censura su Youtube. A causa dell’uso del lungo coltello simile ad un machete c’era stato scalpore sui media e le autorità giudiziarie avevano promesso di punire i rapinatori con la pena capitale che scatta per i colpevoli di “Moharebeh” (guerra contro Dio). I due complici dei rapinatori impiccati sono stati condannati a dieci anni di carcere e 74 frustate.

2 commenti:

  1. Quì il fallimento è dell'essere umano nella sua interezza: l'ucciso perchè non può redimersi, l'uccisore perchè il suo gesto non è di giustizia e gli causerà rimorso; la legge islamica perchè non ricercando una giustizia giusta non è una vera legge.

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    1. E' vero che in questa notizia e in questa immagine si vede il fallimento di una società che elimina chi ha sbagliato compiendo un omicidio ancora più grande perchè perpetrato a freddo con premeditazione ma... la mano del boia sulla spalla del povero ragazzo è l'emblema dell'umanità che anche in una situazione così disumana si affaccia con delicatezza ma con una forza nell'abisso dell'orrore da speranza sulla natura dell'uomo.

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