È stato trasferito in una località sconosciuta Ahmadreza Djalali, il medico detenuto in Iran da oltre tre anni e condannato a morte per spionaggio: lo ha raccontato lui stesso in una telefonata, l'unica che gli è concessa.
Il ricercatore del Centro sulla medicina dei disastri dell'Università del Piemonte Orientale a Novara ha detto di non sapere dove si trovasse e di aver avuto la possibilità di chiamare qualcuno solo all'interno del Paese.
La moglie Vida, che vive a Stoccolma con i figli, è molto in ansia: "È stato trasferito soltanto lui e non gli è stato detto il perché". La condanna a morte pronunciata a carico di Djalali non è mai stata revocata nonostante la mobilitazione del mondo accademico internazionale e nonostante diversi ricorsi del suo avvocato davanti ai vari gradi del Tribunale della Rivoluzione.
La moglie Vida, che vive a Stoccolma con i figli, è molto in ansia: "È stato trasferito soltanto lui e non gli è stato detto il perché". La condanna a morte pronunciata a carico di Djalali non è mai stata revocata nonostante la mobilitazione del mondo accademico internazionale e nonostante diversi ricorsi del suo avvocato davanti ai vari gradi del Tribunale della Rivoluzione.
"Non abbiamo altre informazioni purtroppo - commenta l'amico e collega Luca Ragazzoni - e questo ci preoccupa molto". La Federazione italiana diritti umani ha chiesto all'Unione europea un intervento urgente a favore del medico.
Barbara Cottavoz
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